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Giovani e Liberi Professionisti con tanti doveri e pochi diritti

Foto Giovani e Liberi Professionisti con tanti doveri e pochi diritti
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Di giovani e liberi professionisti con partita Iva in Italia ce ne sono tanti, ma che poi tanto liberi non sono.

Fanno gola a studi professionali prestigiosi e con una mole di lavoro invidiabile, ma dove di contratti d’assunzione neanche a parlarne.

L’unica via d’accesso, il pass per entrare in questi mondi paralleli dove realizzare i propri sogni, è aprire la fatidica partita Iva. 

Peccato, però, che troppo spesso questa modalità di collaborazione finisce per diventare un vero e proprio cappio al collo, il nodo di una bella cravatta dalla stretta asfittica.

 

“Lavoro dunque sono”

Eh sì, è un po’ questa la parabola che inizia non appena finisce l’esemplare e lungo percorso di studi, tirocinio + stage. L’aspirazione di tutti i giovani professionisti è un lavoro concreto e soddisfacente che realizzi il sé adulto.

Concreto e soddisfacente non sono parole vuote, ma contenitori di significati che vanno ben oltre la sensazione di aver finalmente trovato una vera occasione lavorativa.

Dietro un lavoro ci sono progetti, aspettative, voglia di realizzare e costruire, il sano desiderio di rendersi indipendenti dai propri genitori e intraprendere il cammino della propria vita.

Ma è possibile tutto questo? Purtroppo ancora oggi, non sembra possibile. Il più delle volte, infatti, la sospirata realizzazione deve fare i conti con vincoli e condizioni imposte da un meccanismo viziato dall’errore della “consuetudine”.

Noncurante delle normative, la consuetudine persiste e crea scenari che ormai non fanno più neanche notizia: l’offerta di lavoro al professionista 35enne che si rivela l’ennesimo stage o, peggio ancora, la collaborazione a partita Iva con uno stipendio di 800 euro, con tutti i vincoli dell’impiego d’ufficio.

 

Professionisti con partita Iva tra orari e mansioni tipiche di un collaboratore con regolare contratto

Il rispetto delle condizioni insite nel tipo di rapporto stabilito tra il datore e il libero professionista dovrebbe essere perlomeno garantito. Anche solo per una questione di decenza, se non per senso etico. Ma questo non avviene, e nessuno sembra accorgersene. 

La condizione per lavorare, oggi, è aprire la partita Iva – con tutto quello che comporta – e tirarsi su le maniche per dimostrare capacità e voglia di fare.

Peccato, però, che malgrado queste premesse non vi sia un equo compenso né il rispetto delle condizioni pattuite.

Anzi, al contrario, spesso capacità e voglia di fare diventino armi improprie usate per vincolare il libero professionista a un lavoro che piano piano prende tutte le caratteristiche dell’impiego aziendale.

Di fatto, quindi, il rapporto professionale diventa un cappio al collo, mascherato dalla libertà della partita Iva, ma senza alcuna tutela e con gli obblighi tipici del contratto.

Gli aspetti di questa situazione, molto italiana e poco europea, si lasciano riconoscere facilmente. Basta dare un’occhiata a qualche annuncio che offre lavoro full time a partita Iva (con compenso lordo di 1000, 800, 500 euro, perfino 300 euro al mese).

Certo, esistono casi eccezionali e non si può fare di tutta l’erba un fascio, ma tendenzialmente la “prassi” si ripete come un percorso obbligato: giornate lavorative infinite con straordinari non preventivati, riunioni decise all’ultimo minuto, richieste con scadenza ieri che non lasciano tante alternative se non quella di lavorare anche nel weekend, e senza alcun compenso extra.

In uno scenario del genere, sempre contando sul fatto che non dovrebbe esistere alcun vincolo d’orario per un professionista con partita Iva, avanzare richieste di permesso di ore o giorni è quasi come chiedere la luna.

I ritmi dell’ufficio non lo consentono. Eppure la partita Iva dovrebbe presupporre tutt’altro. 

 

Costretti ad accettare per il bisogno di lavorare

Purtroppo si è costretti ad accettare condizioni spregevoli per il nudo e crudo bisogno di lavorare.

E ancora purtroppo, non esiste nessuna forma di tutela per questa categoria sempre più in crescita, con il dovere di ringraziare già solo di aver trovato un lavoro (di tipo aziendale senza tutele e con obblighi, sotto la forma della partita Iva), ma di fatto senza quasi nessun diritto.

 

Scritto dalla redazione di Casadasoli.it

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